Baraccone (Confluenza Po – Dora Baltea)

Ente responsabile: Ente di gestione delle Aree Protette del Po Piemontese

Nome: Baraccone (confluenza Po – Dora Baltea)           
Codice: ZPS/ZSC IT1110019
Longitudine: 8.041100                                                                
Latitudine: 45.178100
Area (ha): 1 574                                                                             
Regione biogeografica: Continentale (100%)

Quella tra Po e Dora Baltea è l’ultima grande confluenza del Sistema delle aree protette del Po torinese.

Si tratta di un bell’esempio di ambiente fluviale, favorito dall’assenza di alte arginature in prossimità dell’alveo, in cui il corso d’acqua per ampi tratti dispone ancora di un’estesa area golenale; è quindi possibile osservare ampi greti, soggetti a periodiche sommersioni, e alcuni tratti abbandonati dal corso principale del fiume, le lanche, che costituiscono un habitat ideale per le specie legate agli ambienti umidi. Al di fuori dell’ambito fluviale si incontrano ridotti lembi a vegetazione arborea naturale, composti da formazioni legnose riparie, saliceti arbustivi ed arborei, ed in minor misura da querco-carpineti. Tuttavia, è da sottolineare come sul paesaggio sia ben evidente l’impronta antropica testimoniata da estesi pioppeti, seminativi e coltivi abbandonati che nel complesso coprono il 60% dell’intera superficie.

Per questo sito non vi sono dati di presenza recenti per il Pelobate; il dato storico di presenza più vicino è quello di Settimo Torinese (Tortonese, 1942) che insieme agli altri dati storici di presenza lungo il Po (Casalgrasso – Tortonese, 1942) e alla recente conferma per il Po morto di Carignano (Fazio & Canalis, 2009), testimoniano come tale fiume costituisse un habitat di presenza del Pelobate fosco insubrico, specie ben adatta agli ambienti fluviali. 

L’assenza di conferme nella ZSC non è imputabile ad un difetto di campionamento in quanto le ricerche batracologiche nel sito sono state alquanto capillari (Seglie, 2014; Seglie, 2016); proprio le indagini effettuate, però, hanno evidenziato come la ZSC sia potenzialmente idonea al ripristino di zone umide vocate per il Pelobate fosco, per la ricchezza di acqua (risorgive, laghetti e lanche), la presenza di un mosaico di ambienti terrestri abbastanza variegato, idoneo alla vita fossoria di Pelobates fuscus insubricus.